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Appunti per uno studio comparato

I futuristi hanno avuto verso il dinamismo della forma e del colore lo stesso tipo di magnifica follia che hanno avuto i pittori del Rinascimento verso la prospettiva.
In pittura ci sono stati "accidenti" determinati a volte dal contenuto dell'opera, ma può avvenire benissimo che concetti puramente formali possano influenzare il contenuto stesso dell' opera, sia palesemente, sia subdolamente. Microscopica premessa per entrare nello specifico dell' argomento.
Potrei cominciare dicendo che in "Verità, in Verità vi dico che il futurismo ha un padre antico" ovvero Paolo di Dono detto Uccello, ma io non credo nella "Verità" e parlerò soltanto della mia piccola verità. Non ho certezze ma dubbi atroci che mi fanno svegliare di soprassalto in piena notte, per farmi annotare pensieri da controllare al sorgere del sole.
Il sole sorge, gli incubi notturni scompaiono e tutto mi appare più chiaro.
Ne sono quasi certo: i futuristi a livello puramente formale hanno molto a che vedere con le tre battaglie del di Dono.
Formulo sull'argomento tre ipotesi:

1° I futuristi hanno guardato molto Paolo e poi lo hanno elaborato sintetizzandolo nella forma e nel movimento con palese determinazione o inconsapevolmente. Come avviene questo processo?
Si ha un'idea che serpeggia per la mente da tempo, ma non si riesce a trovare
quello stato di grazia che comunemente si chiama ispirazione e allora si esce dallo studio, si va per strada, si visitano i musei, si osservano attentamente maestri antichi e moderni, si leggono libri, si parla con altri pittori, con qualche poeta; si beve un po', ci si dispera un po', si passa qualche notte in bianco e si ritorna a guardare qualche vecchio dipinto, magari agli UFFIZI magari solo fermandosi più del solito davanti alla Battaglia di San Romano... e improvvisamente una forma, un colore colpiscono l'idea in ombra che si ha in mente e l'idea si illumina, prende corpo e allora lo "spallaccio" di una corazza diventa un segno da ridisegnare, da proporre, da far muovere sulla superficie di una tela.
Le bandiere diventano colori da agitare nel vento, le lance assumono una sequenza ritmica, un senso di movimento simile a fotogrammi cinematografici (parte sinistra della Battaglia del Louvre) e si scopre che i cavalli sono viola, rosa, verdastri e la rivelazione diventa sempre più importante: "Surrealismo"; e la parola affiora e prende consistenza: "Surrealismo". La testa comincia a girare un po', si corre in studio, ci si chiude dentro e si dipinge e si ridipinge la battaglia fino a ridurla a sequenza interminabile di "spallacci" che ormai si sono evoluti e trasformati in triangoli, trapezi, rettangoli e quadrati, colorati secondo le regole della complementarietà, escludendo completamente qualsiasi rapporto con la natura ma parlando della natura stessa dei colori e delle forme e ponendosi in un rapporto equivalente e non uguale alla natura. Forse è accaduto proprio così? ... Chi lo sa !?

2° Sempre alla ricerca della famosa luce che deve illuminare l'idea latente nella penombra del pensiero, si lavora in studio pensando a tutto quello che si conosce, mentre si elaborano teorie sui colori, sul movimento, sui toni che si allontanano e si avvicinano pur stando sulla stessa linea d'ORIZZONTE, per il semplice fatto di essere caldi o freddi (come propriamente si dice); si pensa alla sagoma dell'automobile che comincia a sfrecciare lungo le strade fra architetture antiche e moderne, si pensa alla locomotiva in corsa, a una serie di colori che facendola girare a una velocità "x", produce tonalità diverse che facendola girare ad una velocità "y"; ma nella memoria ci sono le forme registrate per sempre delle corazze, degli spallacci, delle lance, delle bandiere. Inevitabilmente, quasi senza saperlo, si comincia a dipingere una locomotiva in corsa e ci si accorge che assomiglia ad una antica armatura con spallacci, ginocchietti, gambieri e cubitieri (parte destra della Battaglia degli Uffizi).

3° Dal Rinascimento ad oggi c'è nella pittura italiana un sottilissimo filo sul quale corre l'emozione del Rinascimento ed arriva al Futurismo attraverso le forme, il colore, il dinamismo e l'atmosfera surreale delle "Battaglie" di Paolo Uccello. Un filo sottile ma fortissimo che lega la scoperta della "Prospettiva" alla bella follia del "Movimento", un filo che rende veramente diversa la pittura italiana da qualsiasi altra pittura.
Questo filo è dentro di noi: non potremo liberarcene neanche volendo e qualsiasi volontà di rinascita dovrà sempre fare i conti con la precedente rinascita. Nulla di nuovo veramente solido ed interessante si crea che non sia legato al filo che inizia alla fine del Medioevo, attraversa sei secoli, migliaia di artisti ed arriva a noi.
Ed ora cercate di scoprirlo da soli: esaminate attentamente certi quadri di Umberto Boccioni come "Carica dei lancieri" (1915) e "Gli addii, stati d'animo II" (1915); di Carlo Carrà, come "Cavallo e cavaliere" o "Il cavaliere rosso" (1913) e "La Galleria di Milano" (1912); di Gino Severini, come "Lancieri italiani al galoppo" (1913); di Giacomo Balla, come "La mano del violinista o ritmi del violinista" (1912) e "Dinamismo di un cane" (1912) ed altri futuristi e divertitevi a compararli con certe forme di certi particolari delle "Battaglie"; scoprirete le vostre verità e cosa ancora più importante vi divertirete imparando... perché l'arte è anche questo: "Grande divertimento".

Guarda la Battaglia di San Romano

Miniatura Battaglia di San Romano

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Ultima modifica:
23/12/2012 20:57:13

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