di Francesco Maria Veròla
pittore nell'anno della luce e del colore
Appartengo a quella stretta cerchia di persone che ha veduto nascere
l'opera e poi, dopo un lungo periodo di intenso lavoro e di episodici
ripensamenti, quasi miracolosamente completata. Ciò che subitamente mi
ha colpito è stato il legame indissolubile tra l'armonia di una danza e
l'impeto di una battaglia.
La sensazione dinamica scaturisce da quattro fughe prospettiche delle
quali solo quella centrale resta indubbiamente la cerniera armonica
della Composizione.
La concezione spaziale invece rispecchia un tutto in un perenne
movimento e divenire così come nell'Universo, legato a traiettorie ben
precise studiate in modo da tessere una maglia geometrica entro la
quale, dinamica, colore e forma si sposano come gli strumenti vari nella
sfera magica di un concerto.
Si tolga un solo mattone all'opera o lo si aggiunga ed essa crollerà.
La potenza e la freschezza della composizione è contaminabile solamente
con le "parole" di colui che non riesce ad esserne partecipe o non lo
vuole.
Lo penso che se il maestro Paolo di Dono, in arte Paolo Uccello, così
simpaticamente proiettato nel futuro, fosse vissuto nel nostro tempo,
avrebbe dipinto la "sua battaglia" non troppo dissimile da quella del
Savonari, nella quale l'Artefice ripropone in chiave ultramoderna
accenti futuristi e cubisti fusi con raffinata perizia a quei rigori
tanto cari allo splendore del Rinascimento.
Sicché, per usare una frase di Piero Gobetti, possiamo ben dire che "il
colore diventa il suono della Vista". Quest'opera, che io considero del
Terzofuturismo e battezzo "ATOMICO"(*), rivela la massima realizzazione
dello spirito artistico del Savonari pronto sempre a nuove
trasformazioni e avvenimenti, indispensabili per il fluire miracoloso e
il rinnovarsi dell'Elemento di ispirazione.
La geometria della composizione, la scelta dei colori nei loro
accostamenti lo spirito stesso dell'opera si esaltano nell' inveramento
della loro formula unitaria.
Non posso dar torto al maestro quando un giorno, mentre ammiravo alcune
delle sue innumerevoli tele, mi disse:
"Non potrei e non saprei a nessun costo dipingere un duplicato di un mio
soggetto: primo per un fatto di serietà professionale e poi perché per
quell'opera la musa è ormai passata".
Agosto 1986
(*) ATOMICO perché rappresenta e significa la vera natura delle "cose"
in continuo movimento e trasformazione.
Anche coloro che promossero il movimento futurista avrebbero potuto
chiamarlo "ATOMICO", ma non lo hanno fatto!